Sette episodi (di cui uno in 3D, quindi 3 x 7 = 21, giusto?) basati su un’unica idea di fondo, presentata in tutte le salse e possibili variazioni sul tema: un tizio sadico e con un bizzarro senso della moralità si improvvisa giustiziere mascherato – nel vero senso della parola – e rapisce delle persone per rinchiuderle in luoghi angusti e generalmente molto sporchi e torturarle più o meno fino alla morte, dando loro un’unica possibilità di salvezza, rappresentata di solito da un’espiazione fisica in stile “legge del contrappasso” dei peccati da loro commessi. Se vi ricorda Se7en non siete sulla strada sbagliata, anzi: solo che invece di Kevin Spacey c’è Tobin Bell e gli episodi totali sono sette, in un crescendo di violenza e trappole da mano sugli occhi. Pur con qualche alto e basso qualitativo, tutti e sette i capitoli sono una sorta di ottovolante di sadismo e tensione, con scene memorabili e anche qualche colpo di scena.
Il più clamoroso di tutti (non leggete se non volete SPOILER) è anche l’ultimo che ci si aspetterebbe: il villain di turno, l’Enigmista, muore nel terzo film. Un plauso agli sceneggiatori che sono riusciti a scrivere altri quattro film basati su un cattivo morto e sepolto, grazie (soprattutto) al sapiente uso dei flashback.
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